lunedì 2 aprile 2018

Tex e il segno di Cruzado

 Mettiamola così: forte di un'amicizia che da quarant'anni mi lega a Tex, alle sue gesta, a questo fumetto, ai suoi disegnatori (alcuni amatissimi, altri molto meno), posso permettermi di prenderlo in giro, sapendo di non suscitare in lui e nei suoi pard, alcun risentimento ed anzi un utile contributo a far sempre meglio, per rinnovare e valorizzare quella che oramai, nel mondo editoriale italiano ed in quello del fumetto nello specifico, una vera e propria istituzione.
Bella la storia, sia ben chiaro. Ma io mi chiedo, perché non far stare zitti i suoi personaggi, se non si sa come riempire le strisce? Non è obbligatorio parlare, se poi, nelle bolle bianche leggiamo ovvietà da Bar dello Sport o da comari da paesino (citando De André)...
Segue l'esempio, che si ripropone di continuo.
 
Tiger a Tex "Li prenderemo?"
Tex a Tiger "Si li prenderemo",
Tiger a Tex "ma davvero li prenderemo?"
Tex a Tiger "Si li prenderemo"
Tiger a Tex "E se non li prenderemo"
Tex a Tiger "No, li prenderemo"...
 
Allora! che due marroni! ... Ascolta Tiger! Se non li prenderemo, ce ne faremo una ragione! Cavolo!
E così, via discorrendo.... Ad ogni cambio di inquadratura, una serie di chicche linguistiche di questo tipo... ottimo il disegno, ma la storia... Dio mio! qualche pagina in meno e qualche ovvietà risparmiata non avrebbe fatto male.
 
 
"Quando ho scritto il Segno di Cruzado, l'episodio riproposto in questo volume, mi alternavo nel ruolo di sceneggiatore della serie di Tex con il prestigioso autore del Ranger, mio padre Gianluigi Bonelli.
In quest'occasione, a infondermi fiducia e a darmi man forte nell'arduo compito di mantenermi all'altezza delle trame paterne c'era la disponibilità dell'altro genitore del personaggio, il disegnatore Aurelio Galleppini nel pieno della sua maturità espressiva.
Proprio pensando alle capacità grafiche di Galep, architettai un intreccio che comprendesse le situazioni e tutte le tematiche che hanno reso familiare a milioni di persone il mondo del West.
Grazie al magico pennello di Galep, i lettori texiani non mancarono di apprezzare quelle sequenze; alcuni però, rimasero colpiti dall'atmosfera crepuscolare e vagamente malinconica che aleggiava su una vicenda in cui il sanguinosissimo scontro fra i popoli indigeni e gli invasori bianchi era ormai arrivato alle ultime battute.
Ne il segno di Cruzado, infatti, l'estremo gesto di ribellione della tribù dei Paiute veniva da me affidato ad un pugno di giovani guerrieri  tanto esagitati e orgogliosi da essere scambiati per dei pazzi suicidi, mentre in passato, all'esercito di pionieri veniva contrapposta una quantità numericamente altissima di uomini rossi in assetto di guerra.
La fierezza di quelle torme urlanti, ha lasciato il posto, ne il segno di Cruzado, alla disperazione di un branco di impulsivi guerrieri calati nello scenario del crepuscolo delle Guerre Indiane.
E a quell'epicità si è sostituita l'atmosfera che ha caratterizzato le tragiche ultime pagine della Storia del West, in cui le figure di Tex e dei suoi pard, non hanno perso, però, le abituali stigmate di coraggio, di umanità e di estrema lealtà nei confronti delle diverse parti in causa".
 


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