domenica 29 aprile 2018

Tex - Apache Kid

Ogni tanto, l'Editore Bonelli sente l'esigenza di collegare il nostro Tex ad eventi realmente accaduti nella storia e nella mitologia del West.
Nel farlo ovviamente ha due strade, rispettare gli eventi, facendo incontrare il fumetto con la realtà, oppure virare per una realtà virtuale, una retrotopia che falsifica gli eventi per meglio giustificare la presenza dell'eroe e la piega degli eventi...
L'episodio che abbiamo tra le mani, rispetta gli eventi, facendo in modo che Tex incontri, senza influenzare quanto accaduto, personaggi realmente esistiti, e che anzi, hanno segnato in modo indelebile il mito della Frontiera...
Facciamo così la conoscenza di Apache Kid, guida scout apache, vittima dell'ingiustizia dei bianchi ed a causa di ciò diventato un feroce guerrigliero e di Albert Sieber, il più famoso capo degli scouts indiani a servizio dell'esercito degli Stati Uniti...
Lascio a voi giudicare la vicenda, ottimamente disegnata da Erio Nicolò.
 

 
"Questo volume è particolarmente speciale perché riguarda un tragico episodio realmente accaduto nella storia del West: la tragica fuga di Apache Kid, che molti libri avevano liquidato con poche righe. La correttezza di Bonelli nel rispettare i dati cronologici fu tale da non attribuire a Tex il merito di aver messo la parola fine alle sanguinose scorribande del ribelle indiano, la cui morte non è mai stata chiaramente spiegata. Parimenti incontriamo Albert Sieber, il più grande capo scout di tutti i tempi e la sua storia avventurosa, tragicamente conclusasi nel 1907".
 

sabato 28 aprile 2018

Colli di San Fermo

E così, per conoscere meglio il territorio bergamasco, decido di evitare i soliti percorsi e salire verso San Fermo, i cui colli, richiamano un ottimo vino... la prima tappa, involontaria, ma è li è richiama l'attenzione, è il Complesso Romanico di Sant'Alessandro in Canzanica.
E' qui che vediamo anche il primo segnavia per il Bronzone, oltre alla pubblicità di una prossima mezza maratona che lo riguarda. Su questa cima ci è salito recentemente Menek, quindi mi è rimasta impressa...
La chiesa di Sant'Alessandro, pur se chiusa, è una piacevole sorpresa, e lo è ancora di più il piccolo e antico cimitero... che accostamento tra lapidi sbiadite e verde brillante dell'erba... da ammirare l'affresco della crocifissione, posta in mezzo alle anime del purgatorio... molto rara...
 
Così come è meno raro, trovare il foro nel muro, ove fare l'elemosina alla chiesa...


Ma eccolo il cimitero. Vero spettacolo. Le pietre sbilenche, il prato incolto, l'ambiente silenzioso e bucolico... tutto impone riflessione sulla vita, sulla morte, sul nostro fugace passaggio su questo pianeta... sul dannarsi per nulla...
 
     
 
Ma non possiamo certo restarci per sempre... e quindi riprendiamo il tragitto... e la fame si fa sentire...

venerdì 27 aprile 2018

Castello dei Conti Calepio

Ed eccomi di fronte all'ennesima e poco conosciuta meraviglia italiana. Un piccolo borgo medievale, quello del Castello di Calepio, che si affaccia sul fiume Oglio da posizione panoramica e, per pulizia, silenzio e condizioni del luogo, richiama la vicina Svizzera o altri tempi...
Peccato aver trovato chiuso il Castello, ma non dispero, è una scusa per tornarci... Tutto qui intorno è storia: la torre medievale, le mura merlate, il giardino murato, la scalinata che porta, per un'erta scalinata in rizzata, sino alla località "Porto", in riva al fiume...
Piccolo particolare. Giunto nella piazza vengo avvicinato da un residente, il quale mi racconta un sacco di storie sul borgo: del castello, della chiesa, che il fiume li divide da Brescia con cui c'é una forte competizione, del fatto che qui è nato il Calepino, il primo dizionario in latino... che tipo! A dimostrazione che ci sono persone gentili che amano la propria terra e non vedono l'ora di dimostrarlo.

E poi ancora, il parco e le fioriture, siamo ad Aprile, sembra pieno Giugno, la bellissima luce, il via vai di uccelli ed insetti, il silenzio che riappacifica l'animo... insomma, non si andrebbe mai via da un luogo simile...


 L'imbocco della scalinata e il giardino... quest'albero ricorda un cappello alpino... vero?

 Le poderose mura, viste dal basso... e la base della collina.. con una piccola porta di ingresso...


La manutenzione dei sensi

Oramai, con il tempo, ho fatto mia una massima di Sjöberg (lo scrittore, non lo scienziato), il quale ricorda il suo modo di scrivere (che è poi quello credo più efficace), quello per cui, si costruisce con la scrittura un traliccio, come per la vite, su cui avviluppare la vera e propria storia... il trucco, ovviamente, sta nel rendere il medesimo sostegno il meno evidente possibile; visibile si, ma non ingombrante...
Viceversa, in questo romanzo di Faggiani, questa regola non viene rispettata, ed il risultato non tarda a farsi sentire.
Intanto l'idea della montagna. Da contrapporre alla puzzolente città, luogo di perdizione. Montagna, abitata da animali e nativi (ah, ancora il mito del buon selvaggio) in grado di risolvere tutti i problemi, con poche parole, pochi gesti... Città, viceversa, da cui allontanarsi il più possibile.
Montagna in cui andare, ovviamente, con una bella baita, la cantina piena di buoni vini, il collegamento ad internet, l'automobile per andare su e giù per le valli, il bosco bello, soldi a sufficienza per non dover lavorare (o meglio fare qualcosa che piace e non ruba molto tempo), qualche fugace storia d'amore - questa credo per rendere piccante un racconto che altrimenti rischiava di languire come il fuoco lasciato solo la sera - un figlio adottivo da crescere (adottivo, per togliersi di torno l'impiccio del dover giustificare le origini della malattia), una figlia geniale in giro per il mondo, e via di questo passo.
Ma chi vogliamo ingannare? Intanto non basta lo sfondo alpino, alpestre, alpinistico, per vincere uno Strega (vero Cognetti?)... ci vuole un'idea, una storia, una tensione ideale... Prendiamo il burbero alpigiano Augusto... indistruttibile sino a che esigenze di copione richiedono la sua dipartita... ed allora è un dibattersi letterario per anticiparne la morte.... gli manca il fiato, si appoggia a fatica, non riesce a portare la gerla, porta l'ultimo regalo e se ne va in silenzio.... Minchia! che trama! che trovata narrativa! E della mutazione di Martino e del suo malessere? all'inizio pare Nosferatu, alla fine del libro, diventa il Principe Azzurro.... No, non mi ha convinto. No, non mi è piaciuto. Come era quella battuta? "Suonala ancora Sam"... ecco appunto, Suonala ancora Franco.
 

"A un incrocio tra casualità e destino si incrociano Leonardo Guerrieri, vedovo cinquantenne, un passato brillante e un futuro alla deriva, e Martino Rochard, un ragazzino taciturno che affronta in solitudine le proprie instabilità.
Leonardo e Martino hanno origini ed età diverse, ma lo stesso carattere appartato.
Il ragazzo, in affido temporaneo, non chiede, non pretende, non racconta: se ne sta per i fatti suoi e non disturba mai.
Alle medie, però, a Martino, oramai adolescente, viene diagnosticata la sindrome di Asperger.
Per allontanarsi dalle sabbie mobili della apatia che sta per risucchiare entrambi, Guerrieri decide di lasciare Milano e traslocare in una grande casa, lontana e isolata, in mezzo ai boschi e ai prati d'alta quota, nelle Alpi piemontesi.
Sarà proprio nel silenzio della montagna, osservando le nuvole in cielo e portando al pascolo gli animali, che il ragazzo troverà se stesso e il padre una nuova serenità.
A contatto con le cose semplici e le persone genuine, anche grazie all'amicizia con il burbero Augusto, un anziano montanaro di antica saggezza, padre e figlio si riscopriranno più vivi, coltivando con forza le rispettive passioni e inclinazioni.
Una storia positiva é al centro di questo romanzo che trabocca di umanità e sensibilità autentiche e che contiene una riflessione sul labile confine che divide la normalità dalla diversità.
Un romanzo sul cambiamento, la paternità, la giovinezza, in cui padre e figlio ritroveranno la loro dimensione più vera proprio a contatto con la natura, riappropriandosi di valori irrinunciabili come la semplicità e la bellezza".

Jumanji. Benvenuti nella Giungla

 
E' del 1995 il primo Jumanji, che tanto ci aveva appassionato.
Robin Williams, autentico mattatore, ci aveva fatto divertire, creando quasi una moda intorno a questo film. Parliamo oggi della nuova proposta, un rifacimento che però, riprende molti spunti dal primo episodio, aggiungendo una storia aggiornata agli strumenti tecnologici ed alle conoscenze dei millenials.
Quale è quindi la miglior trovata del film? Intanto quella di farci assistere alla mutazione della piattaforma di gioco, da scatola (come nel primo episodio) la vediamo mutare in videogioco con tanto di slot, poi altra divertente idea, quella di creare degli avatar. E che avatar!
A partire dal muscoloso professor Smolder (il divertentissimo Dwayne), l'imbranato prof. Sheldon (Jack Black e chi altri?) o alle due ragazze del gruppo che diventano una simil Lara Croft, ovvero Ruby Roundhouse, alla bella della scuola, tutto social e selfie, tocca lo sfigatissimo ruolo Sheldon appunto...
C'é il cattivo della situazione, con tanto di seguaci armati e motorizzati, ci sono i PNG (personaggi non giocanti) che danno suggerimenti, e come in tutti i giochi che si rispettino c'é la missione da compiere: rimettere al suo posto il diamante verde.
Ognuno di loro, con tre vite a disposizione, dovrà affrontare le proprie paure, imparare a fare squadra, usare le proprie nuove capacità, amalgamandole però con quelle vecchie... insomma, una metafora, nemmeno troppo nascosta, per intraprendere la strada della crescita...
Ad accompagnarli, un ragazzo, ritrovato nel mezzo del gioco, rimasto dormiente per oltre 20 anni (Nick Jonas) e oramai dato per disperso nella sua originaria abitazione.
E' il caso di dirlo? Si, assolutamente! Finalmente un rifacimento, reboot, sequel, chiamatelo come cavolo vi pare, ben riuscito! Anzi, di più!

sabato 21 aprile 2018

Carburo

Quando sono a Varzo, una breve passeggiata mi porta sino al Carburo. Lo sfacelo più totale mi si presenta di fronte. Questo imponente complesso, realizzato nel 1913 e poi utilizzato dalla società Fratelli Galtarossa, produttrice di calciocianamide base per usi legati all'agricoltura ed ai concimi.
Un'azienda ed attività produttiva che arrivò a garantire lavoro ad oltre 400 operai e dare da vivere a molte famiglie varzesi. Stretta tra necessità economica e peggioramento delle condizioni di salute, Varzo è sempre stata combattuta su questa ingombrante presenza... ed oggi, a lavoro concluso e ad edificio in disuso, sorgono spontanee molte domande. Ma tra tutte: "E' questo il destino della fabbrica?"

Ancora qualche anno or sono, passavo da queste parti per andare a correre (poco oltre vi era un ponte che consentiva di passare un affluente della Diveria) e il triste spettacolo che mi si para davanti è sconsolante...


 

I bravi soldati

La cosa impressionate di questo libro di guerra, sono le foto, poste a fine libro.
Foto di militari, morti durante i combattimenti, per un attentato, per una bomba nascosta... La capacità del libro sta nel portarci sin nella mente di ognuno di loro. Cogliere la loro morte, ciò che lasciano agli altri e cosa gli altri soldati lasciano dopo tali eventi. Una fede incrollabile negli obiettivi da raggiungere viene a poco a poco erosa.... sino all'ultimo giorno, sino a quando si potrà dire la parola fine.. una parola fasulla, per tutti coloro che consciamente o meno porteranno a casa le ferite di questa terribile guerra.
 



"Gennaio 2007: la guerra in Iraq segna il passo e il rischio di affondare nelle sabbie mobili di un conflitto senza fine spinge il presidente George Bush ad annunciare una nuova strategia che comporta l'invio di ulteriori truppe.
A tale scopo vengono inviati in Iraq molti giovani soldati pieni di ottimismo, tra i quali i componenti del 2° Battaglione, 16° Reggimento di fanteria americano.
Il loro compito è pattugliare una delle zone più pericolose di Baghdad.
Per quindici mesi il reporter David Finkel (vincitore del premio Pulitzer) ha vissuto con loro, seguendoli passo passo praticamente in ogni sanguinosa tappa della loro avventura.
Il racconto della sua esperienza è questo libro: un ritratto implacabile e sconvolgente della vera faccia della guerra moderna.
Ogni operazione di pattugliamento è uno snervante gioco al massacro, ogni mucchio di rifiuto può nascondere un ordigno pronto a esplodere, dietro chiunque può celarsi la volontà di colpire.
I giorni, le settimane passano.
Moltissime sono le vittime, tra morti e feriti.
Tutti gli uomini del battaglione che attraversano questa spaventosa terra di nessuno ne usciranno radicalmente trasformati.
Queste pagine ci restituiscono i loro volti, le loro storie, le loro vite di ragazzi alle prese con la prova più estrema.
E il reportage non si limita a raccontare l'orrore quotidiano dell'Iraq tra agguati, colpi di mortaio e pattugliamenti, ma si occupa delle conseguenze più terribili e meno note di ogni conflitto: il carico di lutto dolore e incubi che questi ragazzi si portano dentro una volta tornati a casa, segnati per sempre dai loro mesi in Medio Oriente, dalle loro avventure di bravi soldati.
Straziante e durissimo, terribilmente vero: i bravi soldati, accolto negli USA da un immenso successo di pubblico e critica è già considerato un classico del suo genere".


domenica 15 aprile 2018

il Dio della guerra

Per chi conosce la saga di Jason Bourne, questo libro risulta un'interessante variazione sul tema. Di la un agente super segreto, sempre alle prese con il suo passato e con chi lo vuole morto. Qui una squadra, ben integrata nei servizi segreti e con compiti alquanto duri... Loro ci sono, sempre (quasi troppo spesso) ove il pericolo incombe. E' il caso di questo gustoso episodio di oltre 560 pagine, in cui i nuovi nemici (l'Iran) si presenta con un'arma micidiale: un virus che muta in pericolosi assassini, insensibili a dolore e ferite, i suoi ospiti... Inizia una corsa contro il tempo... fermare possibili attenti su larga scala contro l'Occidente. Riuscirà il colonnello Jonathan Smith e i suoi accoliti a fare centro?
 
"Uganda Settentrionale. Un corpo speciale di Navy Seals dell'esercito americano viene paracadutato nel mezzo della giungla: l'obiettivo è Caleb Bahame, il signore della guerra che sta decimando villaggio dopo villaggio la popolazione locale.
Ma qualcosa nella missione non va come previsto, perché quella squadra di sceltissimi soldati americani, addestrati a uccidere in ogni condizione e a dileguarsi senza lasciare traccia, viene sterminata da una folla di uomini, donne e bambini disarmati.
Solo il tenente Craig Rivera si salva, ma una volta rimpatriato si toglie la vita sotto lo sguardo impotente del colonnello Jonathan Smith, medico microbiologo e membro della squadra top-secret Covert - One.
Le immagini videoregistrate della mattanza mostrano un gruppo di contadini invasati, macilenti e coperti di sangue, capaci di muoversi con incredibile velocità e apparentemente insensibili alla paura e alle ferite.
Giunto in Africa per indagare, il colonnello Smith scopre che la causa di tanta ferocia e resistenza è un parassita che l'intelligence iraniana progetta di impiegare come arma biologica in una serie di attentati terroristici su vasta scala.
Smith deve impedire che il piano diventi realtà.
Ma il vero nemico si annida molto più vicino di quanto possa immaginare".

sabato 14 aprile 2018

Missili qui, Missili là...

Eccolo il nostro, mentre indica i missili che solcano il cielo, diretti sul feroce dittatore siriano, reo di gasare i suoi stessi sudditi e sottoposti... questa cosa non si può fare... proprio no!
I sudditi puoi ucciderli in mille altri modi, ma non gasarli... questo è il limite insuperabile fissato dal mondo occidentale (USA in testa) per evitare che ti piovano in testa missili e missilini di ogni tipo... Giusto? Sbagliato? E' davvero così diverso morire torturati, fucilati, affamati da quello di essere avvelenati? Evidentemente non capisco nulla di morale, di decenza o di umanità... capisco però di furbizia, di opportunismo, di quello che tra Stati si chiama Realpolitik...
Aggiungici pure, il solito vecchio trucco di inventarsi un mostro all'estero (o anche in casa se serve) per distogliere l'attenzione (poca per altro) pubblica dalle vicende personali.. et voilà, il missile è servito (a qualcosa senz'altro)....

Giornate del FAI 2018

Eccole quindi le "Giornate del FAI", 24 e 25 marzo 2018... ma se tempo a disposizione non ce n'é... che fare? Si va a vedere quanto di più vicino a casa, edifici visti da lontano, da fuori, con la coda dell'occhio... che tanto poi, prima o poi mi fermo e li guardo meglio... Questa è quella volta lì!
Mausoleo Castelbarco ad Ispra... "La prima pietra della costruzione fu posta nel 1856 e fu terminato nel 1863, voluto dal Conte di Castelbarco in memoria della moglie Antonietta Castelbarco dei Duchi Litta - Visconti - Arese, deceduta ad Ispra i 4 ottobre 1855. La struttura richiama nelle linee uno stile greco-romano molto utilizzato all'epoca dagli architetti per le costruzioni religiose: realizzata su disegno dell'architetto Luigi Robecchi ed è in granito grigio e rosa di Baveno, materiale all'epoca trasportato con i barconi dalla sponda piemontese ad Ispra e poi con carri trainati da cavalli".
"La struttura è neoclassica con pianta poligonale  coperta da una cupola che poggia su un alto tamburo.










Proprio di fronte al mausoleo, trova posto il cimitero di Ispra, ove, in separato spazio, vi è il monumento funebre del Tenore Pietro Mongini.




 
"Mongini si impose, a partire dal 1858, quale uno dei migliori cantanti del Teatro d'Opera del tempo, interpretando i capolavori di grandi compositori come Rossini e Verdi sui palchi di tutta Europa...." ed a tale riguardo, c'è l'occasione di visitare la sua villa... 



 
"Villa Mongini, sempre ad Ispra, anticamente Castello di Barza, conserva la torre medievale su cui sono state posate le campane ed i dodici quadranti di orologio realizzati su progetto di Adamo Marchioni, detto anche "il genio di Barza"..





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