mercoledì 7 febbraio 2018

La grande migrazione

Beati gli ultimi, se i primi sono già andati via
Il migliore esempio di questo libro è quello della carrozza del treno passeggeri: due passeggeri occupano al meglio la cabina. L'ingresso di un nuovo passeggero è vissuto con fastidio, lo spazio è mio e tu sei l'intruso. Le regole delle ferrovie e la buona educazione limitano gli attriti. Se dopo un po' di tempo ne arriva un altro, il precedente intruso viene inteso come autoctono e insieme a lui rivendicheremo lo spazio territoriale. Immaginate di moltiplicare questa immagine per milioni di individui e su un territorio fermo come una nazione! il penultimo negherà ospitalità all'ultimo pur di non vedersi negata l'integrazione ed anzi sarà lui il più feroce difensore dei confini non tracciati… Geniale.
   

"Quanto più tenacemente una civiltà si difende da una minaccia esterna, quanto più si chiude in sé stessa, tanto meno alla fine ha da difendere".
La Germania è teatro di un marato ritorno all'odio di razza, e in generale per lo straniero, che rischia di devastare tutta l'Europa, un'aera di cultura che nasce proprio dal succedersi di "grandi migrazioni".
Hans Magnus Hemzensberger mostra la falsità delle mitologie razziali e nazionalistiche, ponendo, per la Germania un interrogativo inquietante: come è possibile che uno Stato forte diventi incapace di gestire la violena solo quando questa viene esercitata sugli stranieri?".

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