domenica 24 dicembre 2017

La Tregua

Esistono molti modi per narrare un'Anabasi, un ritorno a casa. L'abbiamo scoperto con il testo principe, scritto da Senofonte, lo ritroviamo oggi con il testo di Levi che segue "Se questo è un uomo". E' evidente, ancora una volta, come i ritorni siano odissee terribili, che portino ad un esame dell'animo umano, perché è la sconfitta che ci interroga, è il ritorno a casa che ci pone di fronte alla nostra vita... cosicché anche i piccoli episodi divengono momento di riflessione.
 
"Sono nato a Torino nel 1919, da una famiglia moderatamente agiata di ebrei piemontesi.
Esistono molti modi diversi di essere ebrei: dalla piena osservanza delle regole religiose e delle tradizioni, fino alla indifferenza totale e alla accettazione del modo di pensare e di vivere della maggioranza.
Per me, essere ebreo significava qualcosa di vago, non propriamente un problema: significava una tranquilla consapevolezza della antichissima storia del mio popolo, una sorta di incredulità benevola di fronte alla religione, una tendenza spiccata verso il mondo dei libri e delle discussioni astratte. Per tutto il resto non mi sentivo diverso dai miei amici e condiscepoli cristiani, e mi sentivo a mio agio in loro compagnia.
Nel 1938 furono proclamate le leggi razziali in Italia.
Non erano provvedimenti gravi come quelli in Germania, tuttavia separavano gli ebrei dal resto della popolazione, riaccendendo i ricordi tristi dei ghetti.
Alla caduta del fascismo nel 1943 salii in montagna e i aggregai al movimento GIUSTIZIA E LIBERTA'... venni catturato.. Nel febbraio 1944 venni consegnato nelle mani dei tedeschi.
L'odio contro gli ebrei aveva trovato in Hitler il suo profeta e banditore e lui milioni di collaboratori obbedienti e volenterosi.
Iniziò il programma di sterminio nazista.
Si costruirono impianti speciali, nuove macchine della morte capaci di sterminare migliaia di creature umane in un'ora con gas tossici come si fa con i topi nelle stive.
Dopo Se questo è un uomo, libro scritto senza sforzo e senza problemi con l'impressione che quelle cose si scrivessero da sole.
Dopo quel libro, quell'esperienza così estranea al mondo del mio lavoro quotidiano, l'esperienza dello scrivere, del creare dal nulla, del cercare la parola giusta.... Avevo ancora molte cose da narrare: non più cose tremende, fatali e necessarie, ma avventure allegre e tristi, paesi sterminati e strani, imprese furfantesche dei miei innumerevoli compagni di viaggio, il vortice multicolore e affascinante dell'Europa del dopoguerra, ubriaca di libertà e insieme inquieta nel terrore di una nuova guerra.
Sono questi gli argomenti di La Tregua, il libro del lungo viaggio di ritorno.
Credo si distingua agevolmente che esso è stato scritto da un uomo diverso: più vecchio di 15 anni, più pacato e tranquillo".

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