mercoledì 1 novembre 2017

Le stagioni di Giacomo

 
"Una piccola comunità dell’Altipiano di Asiago, nel Veneto è uscita stremata dalla Grande Guerra: ovunque macerie, povertà, disoccupazione, il senso di una prostrazione mortale.
Chi non emigra all’estero ha davanti a sé come unico lavoro possibile quello del “recuperante”: battere la montagna alla ricerca dei residui bellici da rivendere ai grossisti di metalli per pochi centesimi.
E’ un lavoro ad alto rischio, che può costare la via se si incontra un ordigno inesploso; è un lavoro pietoso, perché molti corpi di soldati “dispersi” affiorano dalla terra sconvolta.
Giacomo, il protagonista del romanzo, impara il mestiere sin da bambino, quando una giornata di recupero significa un concreto aiuto al magro bilancio familiare, o un piccolo svago domenicale.
Al seguito del padre, diventa professionista esperto: nel silenzio dei monti, Giacomo impara a dialogare con i soldai scomparsi, ma anche a conoscere la natura e a decifrarne il linguaggio segreto, ad amare piante e animali.

Gli anni passano, i segnali del nuovo regime fascista, raggiungono anche le periferie più lontane.
Il paese viene scelto per ospitare una colonia nazionale di balilla e per la costruzione di un monumentale ossario per i caduti.
Si trovano così a convivere due società: quella ufficiale del nuovo potere, con la sua retorica guerriera e imperiale, e la società alpina, solida e solidale, gelosa custode dei valori in cui crede, capace di sacrifici e di entusiasmi spontanei.
Ma già si annuncia una nuova stagione di guerre, e altri giovani si apprestano a ripercorrere, ingigantita, la tragedia di cui i “recuperanti” sono stati testimoni.
Quello che Mario Rigoni Stern racconta in questo romanzo è un mondo ancora integro, dominato da un forte senso della comunità, sapiente nella sua conoscenza (e nel rispetto) della natura e dei suoi ritmi: una civiltà armoniosa che oggi ci appare come travolta da un degrado irreversibile, i cui primi sintomi sono appunto da cercare negli anni Venti e Trenta.
Rigoni Stern ce la restituisce con poetica semplicità, memoria e profonda verità umana"
Il romanzo di Rigoni Stern inizia idealmente dove finisce “L’anno della Vittoria” e si innesta sull’avvio di “Quota Albania”: una congiunzione fra i due romanzi precedenti, che completa l’affresco storico dell’Italia, raccontando il periodo fra il 1918 e il 1940. E’ la storia di un mutamento antropologico, prima ancora che politico e sociale: in quegli anni cambiano profondamente i comportamenti, i rapporti umani e quelli con la natura anche fra la gene appartata in provincia che tanto lo scrittore amava e sapeva descrivere.

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