giovedì 29 dicembre 2016

L'avversario

 

Mi ero già imbattuto - dal punto di vista letterario beninteso - in bugiardi.
Uno di questi, in particolare, Enric Marco, era riuscito a gabbare per decine di anni, un'intera nazione.
Qui, la situazione si complica. L'avversario, scritto da Emmanuel Carrère, racconta la folle storia di Jean Claude Romande, che nel 1993, dopo 18 anni di bugie assolute... messo alle strette, uccide genitori, moglie e figli, tentando, ma senza molta convinzione, di uccidersi a sua volta.
Cosa si nasconde dietro questa tragedia? Ma soprattutto, si interroga Carrère, cosa ha portato un uomo mite, buono, ponderato e ben voluto da tutti, a mentire per così tanto tempo e poi fare il vuoto attorno a sé?
La follia? Forse no. Semplicemente l'avere tra le mani una vita che non era più in grado di gestire. Una vita certo basata sulla menzogna, anzi alimentata dalla menzogna. E che ad un certo punto, ha fatto perdere ogni certezza, ogni riferimento, ogni senso della realtà a Romande.
Al punto che, uccidere è apparso l'unico modo per auto assolversi. L'unico modo per continuare a vivere.
Piccolo romanzo-verità su di una vita parallela, fasulla, che quando viene meno porta in superficie ogni genere di possibile esito. Oppure semplicemente l'unica linea difensiva di un uomo che aveva fatto della bugia il suo mondo.
 

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