venerdì 5 giugno 2015

Pista Nera - Antonio Manzini

 
"Semisepolto in mezzo a una pista sciistica sopra Champoluc, in Val d'Aosta, viene rinvenuto un cadavere. Sul corpo è passato un cingolato in uso per spianare la neve, smembrandolo e rendendolo irriconoscibile.
Poche tracce li intorno per il vicequestore Rocco Schiavone da poco trasferito ad Aosta, briciole di tabacco, lembi di indumenti, resti organici di varia pezzatura e un macabro segno che non si è trattato di un incidente ma di un delitto.
La vittima si chiama Leone Micciché.
E' un catanese, di famiglia di imprenditori vinicoli, venuto tra le cime e i ghiacciai ad aprire una lussuosa attività turistica, insieme alla moglie Luisa Pec, un'intelligente bellezza del luogo che spicca tra le tante che stuzzicano i facili appetiti del vicequestore.
Davanti al quale si aprono tre piste: la vendetta di mafia, i debiti, il delitto passionale.
Difficile individuare quella giusta, data la labilità di ogni cosa, dal clima, alle passioni, alla affidabilità dei testimoni, in quelle strette valli dove tutti sono parenti, tutti perfettamente a loro agio in quelle straricche contrade, tra un negozietto dai prezzi stellari, un bar odoroso di vin brulé, la scuola di sci, i ristorante alla mano dalla cucina divina.
Quello di Schiavone è stato un trasferimento punitivo.
E' un poliziotto corrotto, ama la bella vita. E' violento, sarcastico nel senso più romanesco di esserlo, saccente, infedele, maleducato con le donne, cinico con tutto e chiunque, e odia il suo lavoro.
Però ha talento. Mette un tassello dietro l'altro nell'enigma dell'inchiesta, collocandovi vite e caratteri delle persone come fossero frammenti di un puzzle.
Non è un brav'uomo ma non si può non parteggiare per lui, forse per la sua vigorosa antipatia verso i luoghi comuni che ci circondano, forse perché è l'unico baluardo contro il male peggiore, la morte per mano omicida (in natura la morte non ha colpe), o forse per qualche altro motivo che chiude in fondo al cuore".


Ed ecco che, nella pletora di marescialli, ispettori, carabinieri, questori, investigatori privati e chi più ne ha e più ne metta, si avanza Rocco Schiavone, vicequestore romano spedito in punizione ad Aosta.
Aosta, qui descritta con gli occhi di un romano, manco fosse la Siberia o la Svezia di Nesbo.
Benché accattivante nella trama e nella narrativa, non tutto va come deve e qualche piccolo peccatuccio dobbiamo farcelo piacere, pur di finire il racconto...
Siciliano ambientato al Nord viene schiacciato da un gatto delle nevi, è subito chiaro che si tratta di omicidio, ma chi è il mandante e chi l'esecutore?
Tutti parenti, tutti amici, tutti con interessi per volerne la morte, mica è facile per il nostro antieroe, che deve farsi strada a sberloni e minacce... Ma si sa la verità trionfa sempre.


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