domenica 21 settembre 2014

Il vangelo a benzina - Marco Ciriello

 
"La Domiziana é una strada con troppi indirizzi, molte lingue misteriose e nessuna concessione alla normalità.
Incrocio geografico che collega Lagos con Mosca, passando per la premier League.
Sul suo asfalto corrono cecchini serbi, ragazze nigeriane, camorristi e comandamenti narcos, comboniani, concorrenti del Grande Fratello, killer sadomaso, tigri, gorilla, pornodivi e senatori, tutti inseguiti da un commissario, Claudio Valenzi: rugbista, con una sola preoccupazione: il suo cactus.
Almeno fino a quando non incontra la Malinese, regina della strada e delle nigeriane.
Ad animare ulteriormente le sue giornate, due eventi, quasi contemporanei: la strage di sei clandestini neri, compiuta per ordine del boss Casalese da un ex criminale di guerra serbo, Dragoslav, che suscita una vera e propria rivolta della comunità nigeriana, e l'omicidio del produttore di porno Gennaro Romeo, uomo della Camorra, nonché Senatore della Repubblica, ad opera di un attore stanco del mestiere e del suo sfigatissimo agente.
Proprio l'attore e il suo agente, con le loro ingenuità, mettono in moto una catena rocambolesca di delitti e "lezioni", cui Valenzi dovrà cercare di far fronte". (Tratto dal libro). 
 

E' un mondo deviato eppure totalmente nostro, quello narrato da Ciriello. Non si salva nessuno e nessuno si deve salvare perché la scala di valori utilizzata è alternativa a quella presunta "normale" e allora vai con i morti ammazzati, con i till'ammort... con le prostitute e i camorristi, il Comboniano che pure lui si fa ammazzare, il killer slavo che assomiglia al calciatore della Juve e tutti a giocare il proprio ruolo in questa caccia all'uomo che ha come vittima un attore del porno ribelle al sistema e che farà una brutta fine. Il passaggio dal dialetto all'italiano al misto è continuo e spiazzante quasi da "quer pasticciaccio brutto de via Merulana" di Gaddiana memoria. Nemmeno il Commissario Valenzi  - presunto eroe del romanzo - si avvicina alla decenza ed anzi nemmeno ci prova che, come dice lui, non ha nulla da rappresentare che "lo Stato ormai ha perso" e quindi perché far tante scene? Si legge d'un fiato.
La Tigre? quella finisce sotto la macchina e viene messa al rogo in un rito simil indiano, che O'Gorilla lo ha visto in un documentario sugli animali e quindi così si fa, ascoltando la canzone "Sandokan" sullo stereo e bevendo "Ferrari". 

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