mercoledì 9 aprile 2014

Tutto scorre

 
Vasilij Grossman scrisse questo libro, che è il suo testamento, fra il 1955 e il 1963.
Come nel grandioso Vita e Destino, non cambiò molto dello stile scabro e aspro che lo aveva reso celebre fra gli scrittori del realismo socialista.
Ma vi infuse l'inconfondibile torno della verità.
Con lucidità e fermezza, prima di ogni altro parlò qui di argomenti intoccabili: la perenne tortura della vita nei campi, ma anche la tortura, più sottile, di chi ne ritorna e riconosce la bassezza e il terrore negli occhi imbarazzati di parenti e conoscenti; lo sterminio sistematico dei Kulaki; la delazione come fondamento della società, il vero ruolo di Lenin e del suo "spregio per la libertà" nella costruzione del mondo sovietico. (tratto dal libro).
 

"Tutto scorre" nasce là dove "Vita e destino" si interrompe.
Sequestrato il testo e ogni appunto, allontanato da tutti - non potendolo uccidere - e perseguitato dal regime sovietico, ecco che Grossman riprende il filo dei suoi ragionamenti, colpendo il mostro sacro Lenin e i suoi successori sino a Stalin.
E' di uomini e donne che parla, è di sentimenti, è di verità e soprattutto di libertà.
Un viaggio dentro e fuori dai gulag. Un paragone tra chi soffre in prigionia e chi crede di stare bene in libertà, salvo scoprire che è un vivere fatto di paure, menzogne e delazione.
Sentimenti assoluti, sguardi nel profondo dell'animo umano.
Bellissime e che lasciano senza parole sono le pagine 175,176,177. Andate a leggerle: vi è il confronto tra cane e padrone e rivoluzionario che viene abbattuto dai propri simili.
Triste ma efficace, duro ma lampante. Una capacità di vedere l'uomo e le sue bestialità e al tempo stesso amarlo per quello che è; amarlo perché vi è sempre una speranza di riappropriarsi del proprio essere capace di bontà.

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