domenica 19 maggio 2013

Hostage

Dopo il tragico fallimento di una azione di polizia, il detective Jeff Talley (Bruce Willis) decide di rinunciare ad ogni rischio rifugiandosi in un piccolo villaggio ove non dovrebbero esserci pericoli.
Ma i malvagi non badano alle dimensioni del centro abitato e un padre e i propri figli vengono rapiti da tre balordi.
Tutto si complica, sino a mettere in pericolo anche la famiglia di Jeff.
Dovrà quindi tornare sui suoi passi, combattere contro i propri fantasmi, ma anche contro i cattivi (e ce ne saranno tanti, anche  insospettabili) sino allo scontato finale.
Il solito bravissimo Bruce rende gradevole un film a tratti banale nel dipanarsi della storia e nel finale. La contrapposizione tra il cattivo (Kevin Pollak)  rapito suo malgrado, ma legato alla sua famiglia ed il buono (Bruce) con lo stesso problema, porterà ad una alleanza inedita in grado di superare i pregiudizi, le paure del passato e i nemici presenti. Hostage si concentra sui sentimenti, sul senso di colpa e sui rapporti padri-figli. Valga quale passaggio chiave la lite tra i due fratelli rapitori, chiusi a loro volta nella casa e quindi ostaggi delle loro pulsioni; quando il più grande dei due afferra la cinghia per percuotere l'altro, si capisce che é un immagine che lui stesso ha visto più volte, un castigo che lui ha subito più volte (da un padre assente ma ben presente nel loro essere) e che solo all'ultimo momento, rivelando un tratto di umanità che lo rivaluta, non colpisce il fratello minore, forse memore della propria sofferenza. Un film che vuole dare una piccola lezione morale, ma senza annoiare. Mica male!

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