martedì 27 novembre 2012

UTU - Un solo lungo cliché

"Quando il tenente Osborne viene incaricato, in quanto esperto della questione Maori, di indagare sul misterioso suicidio del collega Fitzgerald, non immagina lontanamente che sta ficcando la testa in un ginepraio dai contorni indefiniti e sanguinari.
Prima di morire, Fitzgerald era sulle tracce di un violento attivista maori, ed è da lì che cominciano le ricerche di Paul Osborne.
Il poliziotto sa bene che la violenza latente nella comunità maori è alimentata dallo status di cittadini di serie B in cui i Pakeha, cioè i bianchi, hanno relegato i maori sin dai tempi della colonizzazione inglese, e le sue indagini lo porteranno a scoprire l'esistenza di un vero e proprio complotto orchestrato dai vertici del potere bianco per impadronirsi di un antico e sacro terreno maori.
UTU è la storia di una vendetta (e UTU significa vendetta) messa in atto da un gruppo di fanatici adepti di un antico culto anticolonialista per punire i bianchi per averli defraudati.
L'avventura che si dipana dal semplice furto di un'antica ascia da guerra, sottratta a un collezionista reazionario si tinge sempre più di rosso man mano che Osborne indaga, finché sul suo cammino costellato di cadaveri si imbatte nell'attività sciamanica di un macabro tatuatore e dei suoi allucinati seguaci.
Con uno stile vibrante e mozzafiato, Ferey ci trascina in un contesto di teste mozzate, armi automatiche, droghe esotiche ed elaborati tatuaggi di guerra che tengono il lettore con il fiato sospeso". (tratto dal libro).
 

Finito di leggere UTU di Caryl Férey - 395 pagine di poliziesco nero come la pece.

Tossico, cattivo, alcolizzato, preda dei suoi deliri. Questo deve essere necessariamente il poliziotto che, protagonista della vicenda, insegue le sue vendette personali.
Violento quanto basta (e ci può stare) ma le lunghissime pagine di rincorsa nei paradisi artificiali derivanti da ogni genere di droga dopo un po rompono la ciolla.
La storia é credibile, e non la anticipo. I personaggi pure, ma non esageriamo. Non esageriamo.
Bella l'ambientazione neozelandese e la descrizione della condizione dei maori.

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